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Italia: largo alle fonti rinnovabili
rinnovabili; energia; efficientamento energetico
La U.S. Energy Information Administration (EIA), rappresenta un Ente del Governo federale degli Stati uniti, la cui missione consiste nella raccolta, l'analisi, e la diffusione di informazioni "indipendenti ed imparziali" sull'energia, al fine di promuovere una corretta azione politica, la creazione di mercati efficienti, ed agevolare la comprensione di casi di interesse per il settore pubblico.

Recentemente EIA ha reso note le evidenze di un indagine sulla composizione delle fonti di produzione di energia negli Stati Uniti, cogliendo l'occasione, di fatto, per realizzare un interessante confronto con i Paesi membri dell'Unione Europea.

Il rapporto, dal titolo European nations are increasing electricity generation using no-carbon sources, afferma a chiare lettere il cambio di direzione comunitario, consistente nell'accantonamento delle fonti fossili e dal maggiore utilizzo di quelle rinnovabili per la produzione di energia elettrica (FER) nel vecchio continente. Si denota come, in tempi recenti (2002-2012) il maggiore utilizzo delle FER, sia pari a un +50-56%.

Questo dimostra come i paesi membri dell’Unione siano orientati verso un maggiore sostenibilità nell’uso delle materie prime energetiche e siano in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati dal Legislatore circa le emissioni dei gas serra ("greenhouse gas", in primis, anidride carbonica).

Differenti sono i fenomeni per singoli stati. Infatti, nel 2012, Francia, Islanda, Norvegia, Svezia e Svizzera producevano più del 90% della loro elettricità netta da fonti diverse da quelle fossili, mentre in altri paesi (Austria, Slovacchia, Finlandia, Slovenia, Danimarca, Spagna, Ungheria e Portogallo) veniva realizzato almeno il 50% della produzione energetica elettrica da fonti sostenibili.

E cosa succede in Italia? I dati evidenziano come il nostro paese sia indietro, sebbene non utimo, fra quelli della Comunità Europea, in questi termini: due anni fa, al tempo della rilevazione, la produzione si attestava oltre il 30%, precedendo altre realtà, considerate "virtuose", come la Gran Bretagna, che si affida in buona parte al nucleare, e piazzandosi poco sotto la Germania, riconosciuto unanimemente come il "paese delle rinnovabili" per le sue scelte di politica economica ambientale, mentre nel 2002 la nostra quota di produzione di energia elettrica da rinnovabili era inferiore al 20%.

In generale EIA prevede un ulteriore incremento del fenomeno considerato per i prossimi anni, anche alla luce della corretta applicazione dei nuovi e recenti obiettivi fissati con il Pacchetto Clima-Energia, che dovrebbe consentire la contemporanea, ulteriore, diminuzione delle "green house gas emission" e l'incremento del consumo di elettricità da FER.

Approfondimenti
EIA,“European nations are increasing electricity generation using no-carbon sources”