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Karalit, una storia digitale: l'avventura di Marco Mulas

Marco Mulas 
26.06.2009
Cosa spinge un ricercatore affermato a lanciarsi nel mondo imprenditoriale e abbandonare un posto fisso? Lo chiediamo a Marco Mulas, ingegnere meccanico, specializzato in Fluidodinamica e scienze termiche al dipartimento di Ingegneria Meccanica dell'Università di Stanford, la cui impresa, Karalit, è il primo spin off del CRS4 e del Parco tecnologico della Sardegna. Lui la paragona alla sfida tra Davide e Golia in quanto l'obiettivo è sviluppare e vendere software in un mercato dominato da giganti come il CAE (Computer Aided Engineering) e la CFD (Computational Fluid Dynamics).

Marco Mulas, cosa è uno spin off?
"Si tratta di un'impresa che nasce in contesto universitario, da un centro di ricerca o da un Parco tecnologico. Rispetto ad una start-up normale, gode del sostegno finanziario della casa madre, che nel mio è duplice: il CRS4 e Sardegna Ricerche, come gestore del Parco tecnologico della Sardegna e socio unico dello stesso CRS4. Il supporto è terminato il 31 maggio e adesso cammino solo sulle mie gambe".

Cosa porta a risolvere un contratto a tempo indeterminato?
"Probabilmente il motivo principale è l'esaurimento degli stimoli e delle motivazioni…. cose abbastanza naturali, in fondo ho passato ben 17 anni al CRS4. La voglia di fare cose nuove o di vedere realizzate quelle che io chiamo "visioni" e che magari è difficile provare a mettere in pratica nel proprio posto di lavoro. E poi, credo che i cambiamenti fanno bene alla vita, fanno nascere per l'appunto nuovi stimoli e nuove motivazioni che è difficile trovare dove si lavora da molti anni".

Quali difficoltà si incontrano in questo percorso?
"Tante. Tutte riconducibili a quello che io chiamo "Sistema Italia". Burocrazia, leggi e bandi che da un lato offrono opportunità e dall’altro mettono freni, paletti, regole talvolta difficili da comprendere che rallentano e triplicano le difficoltà già presenti in una iniziativa di questo tipo. E poi il sistema del credito: inutile aspettarsi un supporto dalle banche, niente di niente, neanche un centesimo. La sostanza di tutto questo è che uno spin off dalla ricerca, fatto cioè da un ricercatore e basato unicamente su idee e conoscenze, non può farcela senza un minimo di capitali. Senza i quali le probabilità di non farcela sono altissime".

Come si cercano i capitali?
"Bella domanda! Si impara da zero, e si consuma tempo da dedicare a imparare a conoscere un nuovo mondo. Quando si decide di cercare soci di capitale, fondi di venture capital, business angels, o anche privati, si rischia di prendere una strada senza ritorno, in quanto si inizia a sottrarre tempo allo sviluppo della società senza sapere se i capitali arriveranno realmente. E le probabilità a sfavore sono altissime. Bisogna dimenticarsi di essere un ricercatore e diventare al più presto un imprenditore. Ci vuole tempo. E molta fortuna".

Di cosa si occupa Karalit?
"La Karalit è una software house che competerà nel mercato mondiale del software per l'analisi ingegneristica. Un'impresa titanica! In realtà è chiaro che abbiamo le nostre carte da giocare. In 20 anni che faccio il mestiere del software developer e dell'ingegnere analista, conosco molto bene quello che manca, in termini di software innovativo e di tecnologie, e le esigenze alle quali si può dare risposta. Abbiamo la possibilità di portare dei prodotti molto innovativi rispetto a quelli oggi disponibili sul mercato. Le probabilità di non farcela o semplicemente di rinunciare alle grandi "visioni" per tirare solo a campare sono decisamente più alte di quelle di avere il successo che cerchiamo. Ho iniziato, grazie al sostegno di Sardegna Ricerche e dal CRS4, con un collega, un dipendente e 3 consulenti. Il salto di qualità può avvenire nel momento in cui troveremo il capitale che stiamo cercando. Se così sarà, lo staff arriverà subito a una dozzina di persone, ingegneri del software di assoluta qualità".

Andrea Mameli
Ricercatore CRS4 e giornalista scientifico