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RICERCA E SVILUPPO TECNOLOGICO IN SARDEGNA
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Le biotecnologie in Italia

Un uomo tiene in mano il plastico di una molecola 
08.04.2014
È stata presentata a Torino lo scorso 11 marzo l'edizione 2014 del "Rapporto sulle Biotecnologie in Italia", che mostra come questo settore nel 2013 sia stato dinamico, nonostante la crisi economica.

Analizzando i dati vediamo che in Italia le imprese impegnate in ricerca e sviluppo nel campo delle biotecnologie sono 422. Più della metà di esse (264) hanno proprio le biotecnologie come attività principale. Questo dato ci pone al terzo posto in Europa, alle spalle di Germania e Regno Unito.

Il fatturato totale del settore risulta sostanzialmente stabile e ammonta a € 7.050 milioni, mentre si registra una crescita dell'1% degli investimenti in R&S (€ 1.517 milioni) rispetto all'anno precedente. Purtroppo però è in calo dell'1% il numero di addetti in questo genere di attività: a fine 2013 risultavano essere 6.626. Per capire il peso di questo dato precisiamo che il settore ricerca e sviluppo vale il 10% dell'occupazione per le imprese genericamente biotech ma il 26% per chi si occupa solo di biotecnologie.

Potremmo dire che biotecnologia è sinonimo di "piccolo": la grande maggioranza delle imprese impegnate nel biotech (il 77%) è infatti di dimensione micro (meno di 10 addetti) o piccola (meno di 50 addetti). Se andiamo poi ad analizzare le aziende biotecnologiche "pure" la percentuale aumenta ancora, raggiungendo l'88%.

Dove si trovano le aziende biotech? Soprattutto nel nord e nel centro Italia: la Lombardia stacca tutti con 127 imprese, seguita dal Piemonte con 48 e poi, molto vicine tra loro, da Toscana (39), Emilia Romagna (38) e Lazio (36). La Sardegna si colloca all'ottavo posto della classifica, con 20 aziende.

Il campo di attività prevalente è senza dubbio quello legato alla salute, le cosiddette biotecnologie "rosse", in cui troviamo il 57% delle imprese, per un totale di 241. Al settore agroalimentare, o "verde", appartengono invece 94 aziende, mentre 69 si occupano di biotecnologie "bianche", ovvero industriali.

Il settore trainante è senza dubbio quello del farmaco biotech. In Italia ci sono 176 imprese che investono nello sviluppo di molecole e terapie innovative, per un totale di 403 prodotti, 108 dei quali in fase preclinica, 46 in Fase 1, 126 in Fase 2 e 123 in Fase 3 di sviluppo clinico. A questi vanno aggiunti 67 progetti di ricerca in fase di studio iniziale.

Limitando l'analisi alla filiera delle sole imprese biotecnologiche italiane (quindi non aziende estere con sede in Italia), sono 187 i prodotti in via di sviluppo, 102 dei quali in fase preclinica (55%), 24 in Fase 1 (13%), 40 in Fase 2 (27%) e 11 in Fase 3 (6%) di sviluppo clinico. Nel 2013, per la prima volta, la Commissione europea ha poi rilasciato un'autorizzazione all'immissione in commercio del primo prodotto derivante dalla attività di ricerca di una società pure biotech italiana: si tratta di Defitelio, un farmaco salva-vita per il trattamento della malattia veno-occlusiva epatica grave (VOD). L'area terapeutica con il maggior numero di progetti è l'oncologia, con il 40%, seguita dalle malattie autoimmuni e infiammatorie (13%), neurologiche (9%), epatiche (9%) ed endocrine (9%).

Nota dolente sono gli investimenti. Il nostro paese è molto indietro rispetto agli altri paesi europei: le imprese biotech italiane hanno raccolto solo l'1,6% del totale degli investimenti VC in Europa ($ 1.613 milioni), rispetto al 27,7% del Regno Unito, all'11,7% della Francia, al 10,5% della Germania, al 9,2% dei Paesi Bassi, all'8,4% della Danimarca, ma anche al 4,1% dell'Austria, al 3,8% del Belgio e al 3,2% della Spagna. Purtroppo il divario che separa l'Europa (e il resto del mondo) dagli investimenti ottenuti da venture capital negli USA, è ancora enorme: su $ 5.818 milioni raccolti nel mondo ben il 69% è finito negli Stati Uniti, mentre solo il 28% in Europa.

Fonte
Bio In Italy 2014

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Il biotech in Italia - Infografica