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L'innovazione nelle piccole e medie imprese italiane

Due mani tengono una piccola bandiera dell'Europa 
05.06.2014
Nei giorni scorsi è stata pubblicata la ricerca "Le tendenze innovative della piccola e media imprenditoria italiana", a cura dell'Istituto Gugliermo Tagliacarne e di Lexjus Sinacta.

Il rapporto inizia analizzando la situazione europea a partire dalla spesa in ricerca e sviluppo (complessiva e delle PMI) rispetto al PIL. L'Italia si piazza 17ma su 27 paesi (dati Eurostat 2010, quindi prima dell'ingresso della Croazia). Considerando che uno degli obiettivi di Europa 2020 è arrivare alla spesa per Ricerca e Sviluppo del 3% del PIL, il risultato italiano (1,3 totale, 0,7 nelle PMI) è ampiamente sotto la media europea (2,0 e 1,2) e basso rispetto a Germania, Austria e Francia che comunque hanno valori superiori alla media.

Altri dati si sommano, per completare il quadro della situazione, come quelli sul numero di brevetti per milione di abitanti: la media europea è 108,6 e l'Italia si ferma a 73,3, con la Germania a 265,6, l'Austria a 188,3 e la Francia a 135,1. Gli addetti al settore R&S in rapporto alla popolazione sono in media nell'UE 5, meno della metà del valore finlandese (10,4), in Austria 7, in Germania 6,7, in Francia 6,1 e in Italia solo 3,7 (valori assoluti per mille abitanti).

La scarsa competitività del nostro paese nel campo tecnologico si evince anche dal rapporto tra laureati in discipline tecnico-scientifiche rispetto alla popolazione di età compresa tra i 20 e i 29 anni: su mille abitanti la Finlandia è a 24,2, la Francia a 20,4, la Germania a 14,8, il Portogallo al 14,4 e l'Italia a 11,3, seguita solo da sette paesi su 27.

Nonostante queste rilevazioni, nel triennio 2008-2010 l'Italia si colloca, con il 38% di imprese innovatrici, al di sopra della media europea (35,3%).

In Italia le piccole e medie imprese investono in innovazione (R&S, macchinari, software, attrezzature, know-how etc) quanto le grandi (49% a 51%), caso unico se si confronta con gli altri paesi dove la grande industria è titolare della maggioranza degli investimenti (Germania 86,6%, Francia 77%, Spagna 65,7%).

Prendendo la spesa privata complessiva per innovazione, l'Italia si colloca nuovamente tra gli innovatori moderati se confrontiamo i dati della Spagna: quest'ultima ha una spesa media per impresa superiore (525 mila euro per impresa contro 462 mila) e una spesa media per addetto inferiore (6 mila euro contro 8,3 mila).

Analizzando la spesa privata per innovazione rispetto al PIL il risultato italiano è dell'1,02%, simile all'Olanda (1,1%), superiore alla Spagna (0,6%), ma distante dalle migliori, Germania e Svezia. Questo dato dimostra che l'innovazione nel nostro paese si attua investendo in capitale fisico e umano (know-how e apparecchiature) e non solo nella ricerca e sviluppo comunemente detta. Possiamo considerare che la bassa propensione all'investimento in R&S rispetto a quanto avviene in Europa sia dovuta appunto alla dimensione medio piccola e piccolissima delle imprese italiane, che scelgono altri metodi di innovazione.

Al crescere del livello di innovazione dichiarata dalle imprese, aumentano però quelle che rilevano un incremento della capacità produttiva (34,5% tra quelle a bassa innovazione, 44,6% tra quelle a media innovazione, 55% tra quelle ad alta innovazione), un migliore utilizzo delle risorse umane (rispettivamente al 3,4%, al 13,4% e al 19,8%) e un aumento della gamma di prodotti e servizi offerti (18,4%, 19,9% e 27%).

Queste dinamiche mettono in luce come all'innalzamento del contenuto innovativo si punti in maggior misura su fattori strategici per la competitività dell'azienda. Al contrario a minori livelli di innovazione, le imprese puntano in maggior misura su fattori di più "basso profilo", quali il contenimento dei costi, l'adeguamento agli standard qualitativi internazionali e le possibilità di accesso ai mercati.

Le imprese che si dichiarano più innovative, oltre ad aver più frequentemente apportato innovazioni ed effettuato investimenti rispetto alle altre, tendono maggiormente a operare in sinergia con altre aziende facendo parte di reti di imprese, un fenomeno che evidenzia come l'innovazione sia una concetto ampio che non comprende solo la tecnologia nei prodotti o nei processi produttivi ma che si estende all'intera organizzazione aziendale.

Fonte: Rapporto FocusPMI 2014

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