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Cercando l'origine dello zero. Tra matematica e danza

 
04.04.2006
Alessandro Carboni ha appena 30 anni, ma ha già studiato, lavorato e viaggiato molto. Si è occupato di disegno, pittura, scultura, architettura, coreografia e danza, ma ora è stato folgorato dalla matematica. Carboni ha così iniziato a percorrere un sentiero difficile e poco esplorato: la sperimentazione di nuovi linguaggi espressivi a cavallo tra la scienza e l'arte, in particolare fra la matematica e la danza. Questa conversione artistico-scientifica lo ha portato ancora più lontano: in India, all'Università di teatro di Trissur.

"Insieme al mio collega di ricerca Danilo Casti - spiega Alessandro Carboni - studieremo la relazione tra danza-musica-spazio-numero e improvvisazione, ponendo diverse e profonde questioni sulla relazione tra l'uso della matematica e i processi creativi-metodologici della rappresentazione. Il progetto AB.Q. è nato in collaborazione con l'Università Central Saint Martin's di Londra, con cui da alcuni anni collaboro come ricercatore, e l'Università di Calcutta (School of Drama Aranattukara) di Thrissur, nel sud dell'India, e la compagnia teatrale Ooffouro Officina Ouroboros di Assemini, di cui facciamo parte io e Casti. Siamo particolarmente interessati alla purezza del numero come entità, come unità grammaticale. Abbiamo avviato una collaborazione con ricercatori indiani per la costruzione di una nuova coreografia, e i nostri percorsi di ricerca sono tre: Esaurimento, Variazione, Combinazione. L'obiettivo principale del progetto nasce da una forte necessità di verificare la nostra pratica e il nostro lavoro. Il centenario della nascita di Samuel Beckett ci ha spinto a considerare questa esperienza come un importante momento per riflettere sullo stato del teatro contemporaneo, ovvero sulla sua funzione e sui processi creativi insiti al suo interno. L'esigenza nasce soprattutto nel considerare questa ricorrenza come ipotetico grado zero della rappresentazione, in cui lo zero, considerato come il "non-numero", il nulla, diventa un'entità fisica, il fondamentale pilastro su cui far ruotare tutto il progetto. Abbiamo cercato di attraversare Beckett dopo aver osservato da vicino alcuni aspetti coreografici, matematici e compositivi della sua opera."

Della monumentale produzione del drammaturgo irlandese Samuel Beckett i ricercatori sardi in India studieranno in particolare Quad, opera descritta dall'autore Raymond Federman come "una delle piu rappresentative e ben riuscite interazioni tra poesia, danza, musica, matematica e geometria. Il lavoro più puro che Beckett abbia mai creato".

Cosa vi ispira particolarmente? "Beckett - prosegue Carboni - crea una coreografia con un forte legame con il numero, e introduce lo zero come oggetto spaziale. Il centro del palcoscenico diventa il grado zero: i danzatori attraversano le diagonali del palcoscenico quadrato evitando continuamente il centro, quasi come fosse una zona pericolosa, proibita. Il centro come spazio vuoto, azzerato da qualsiasi movimento, ci ha costretto ad approfondire e espandere il concetto stesso della parola zero. L'etimologia della parola zero ha dell'incredibile. Ci ha affascinato seguire il suo spostamento geografico da oriente verso occidente. Gli indiani conoscevano lo zero già dal 3000 a.C., ma incominciarono ad usarlo soltanto nel sesto secolo. Per almeno 400 anni lo zero viaggiò tra Arabi, Greci e Cinesi. Con lo zero venne importata la concezione del sistema numerico posizionale, in base 10, che possiamo considerare una delle più grandi rivoluzioni dela storia della matematica. Lo zero ha anche permesso di considerare nuove dimensioni numeriche anche al negativo, ad esempio le misurazioni delle temperature, oppure di pensare a nuovi sistemi di numerazione binari. Grazie a questi studi il baricentro della nostra ricerca non poteva che spostarsi decisamente verso oriente. Intendiamo ripartire da zero, ma per il verso opposto, dall'Europa verso l'India. Vogliamo spostarci fisicamente e geograficamente sempre più a est, alla ricerca dell'origine stessa del numero e del non numero".

Quali sono i concetti introdotti da Beckett per espandere il concetto di danza alla relazione danzatore-spazio-numero da cui vi sentite particolarmente ispirati? "Il Quad di Beckett è un ottimo pretesto per tracciare un ipotetico asse occidente-oriente da utilizzare come ariete, per approfondire ed espandere il concetto di danza e di rappresentazione. Credo che la matematica costituisca un linguaggio universale. Sono affascinato dal numero, dal suo umile lavorìo e dalla sua potenza strutturale durante l'atto creativo. Questo trovo sia un processo comune sia nella matematica che nella coreografia".

Perché l'atto di creazione è legato alla matematica? "Nel libro del matematico Paolo Zellini, La ribellione del numero, si fa cenno alle idee che non appena partorite dalla mente sembra che sfuggano e che si producano quasi da sole: bisogna "andarle a raccoglierle" quando già si sono sviluppate. E ancor più negli scritti del matematico russo Georg Cantor, a proposito del concetto di creazione di nuove idee, si parla di "pargoletti", e di sentimenti legati al concepimento, apparentemente non avvicinabili al mondo matematico. Leggendo diverse opere biografie, e vedendo il modo di procedere nel lavoro, come ad esempio quello del matematico francese Henri Poincaré e di una serie di figure che naturalmente si avvicinavano al mondo filosofico, c'era un intreccio già chiaro".

Possiamo allora chiederci come la matematica e in generale la scienza possano influire sul lavoro teatrale: "Per me è un'associazione quasi banale. Beckett studia matematica, ma utilizza il numero procedendo all'inverso descrivendo soltanto il suo potere. Quando Beckett incominciò a interessarsi ai sistemi di numerazione, Binary-code e Gray code, alcuni matematici nominaro la particolare modalità di entrata dei danzatori dello spazio "first in - first out", definito Beckett-Gray-Code. Samuel Beckett sviluppò quindi un "indefinibile oggetto di rappresentazione", senza una collocazione precisa, oscillando tra la matematica e la danza. Naturalmente il mondo teatrale contemporaneo ha tutta un'altra serie di assiomi da cui partire. Sarebbe assurdo pensare che il teatro non si possa intersecare con il pensiero scientifico. I problemi sono piuttosto per il critico teatrale, che trova enormi difficoltà a cogliere la bellezza di certe costruzioni".

Quad potrebbe considerarsi dunque una sorta di unità logica vivente un Gray-code attuato dai corpi dei danzatori? "Credo di si. Ma c'è dell'altro. Beckett introduce l'idea di sistema chiuso e attraverso precise regole, riesce a ripulire il movimento del danzatore facendolo diventare pura funzione. La danza si trasforma in puro movimento di deambulazione, la camminata. I danzatori si muovono da un lato all'altro dello spazio seguendo una sequenza di entrate e uscite nel palcoscenico: 1, 13, 134, 1342, 342, 42, e poi 2, 21, 214, 2124, 143, 43, successivamente 3, 32, 321, 3214, 214, 14, e infine 4, 43, 432, 4321, 21, 21. E' una struttura coreografica ciclica che si auto-genera e allo stesso tempo si cancella, con andamento ricorsivo. Come un circuto aperto Quad, mostra tutte le sue funzioni. Beckett elabora una essenziale "coreografia di istruzioni" per danzatori nella quale azione, tempo e spazio vengono precisamente calcolati. Sembra di trovarsi davanti ai primi esperimenti di macchine di calcolo, mi riferisco alla Macchina delle Differenze o al progetto per la Macchina Analitica di Charles Babbage oppure davanti al genio di Alan Turing che nel 1936 inventò il concetto di Macchina astratta, che ancora oggi, sta alla base della teoria della computabilità. Nel nostro caso Quad non può essere una macchina di calcolo, ma un sistema di procedure, le cui funzioni, non sono ancora definite".

Viaggio nel regno del non ritorno
Sperimentazione artistica
Alessandro Carboni conduce attività didattiche e di ricerca in due università inglesi: la Roehampton University e il Central Saint Martin's College of Art and Design, e mantiene uno stretto legame con "Officina Ouroboros", un'associazione senza scopo di lucro con la quale organizza attività di laboratorio, e cura (insieme a Danilo Casti) la direzione artistica del Festival Internazionale di performance EntoPan. Il progetto Officina Ouroboros nasce in Sardegna, nel 2000, come Associazione Culturale senza scopo di lucro. L'intento è di condurre ricerche intorno al teatro, attraverso la creazione di spettacoli e l'organizzazione di eventi. L'Ouroboros è un animale mitologico simile ad un serpente che si nutre della propria coda, entità in continua evoluzione e rigenerazione.

Attraverso questa idea Officina Ouroboros ha iniziato l'esplorazione del mondo e degli infiniti oggetti frattali della conoscenza. Al suo interno Officina Ouroboros ha originato il gruppo di lavoro OOFF.OURO, che, attraversando in maniera multidisciplinare la danza-movimento, il suono e l'immagine, si concentra prevalentemente sul problema dell'evoluzione dell'uomo nella società contemporanea. Il primo studio di OOFFOURO è stato sviluppato nel 2001: "Prometeo, o viaggio nel regno del non ritorno", basato su un accurato studio del mito del Prometeo nella versione di Eschilo. Attraverso la creazione di complesse macchine a gas ispirate alla produzione del fisico tedesco Karl Koenig, si creava una azione teatrale con tre attori, simulando la donazione del fuoco come metafora del passaggio dell'uomo nella società moderna attraverso la tecnica e scienza. Il lavoro, sviluppato in collaborazione con il dipartimento di Fisica dell'Università di Cagliari e il Liceo Classico Dettori, viene presentato al Festival di Teatro Crisalide 2001 a Forlì. Nel 2002 elabora il lungometraggio Et Abyssum, ispirato al matematico italiano Leonardo Fibonacci, prima di trasferirsi a Londra, dove inventa il Sistema Trilite, una struttura operazionale, una nuova metodologia su cui basare la costruzione della rappresentazione. Il Sistema Trilite diventa l'opera. Nel 2003 come parte del Sistema Trilite nasce il progetto di teatro-danza Climax, ancora in lavorazione. Nell 2005 OOFFOURO viene selezionato per il concorso Movin'Up organizzato dall'Associazione Giovani Artisti di Torino.

Andrea Mameli
Ricercatore CRS4


Biografia
Alessandro Carboni
Nel 1995 si diploma al Liceo Artistico di Cagliari e nel 2000 si Laurea in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Firenze. Conduce ricerche antroplogico-sociali in Sardegna (basso Campidano) riguardo temi magici e la loro trasformazione e corruzione nel tessuto sociale. Nel 2002 vince la borsa di studio della Regione Autonoma della Sardegna per la ricerca e lo sviluppo di un progetto sviluppato in una università estera per studi post Universitari e si iscrive al master in Scenography and Perfomance della Central Saint Martin's di Londra (progetto "European Scenography Project") ottenendo il massimo dei voti. Dal 2005 collabora con Joe Kelleher e Alan Read alla realizzazione del progetto di teatro "UN_IN" attraverso un dottorato di ricerca alla Roehampton University. Le esperienze professionali in teatro incominciano nel 1998 con il francese Gregory Petiqueux e con la creazione del gruppo 'Aisthanomai' all'interno degli spazi del centro autogestito CPA di Firenze. Gli spettacoli ideati da Carboni ("Kheper.Viaggio del sole negli inferi della terra" ,"Studio alla Fiaccola, ricerca di gruppo intorno al mito fondatore dei Misteri Eleusini" e "Daidalos. Macchin-azione per 7 danzatori") vengono presentati al Festival di Teatro "Camera di Espansione", al centro polivalente augogestito di Firenze, al Festival 'liberi tutti' di Firenze, al Festival 'Montecio' di Vicenza e in Croazia alla rassegna "Primavera di Spalato".
Nel 1999 crea il gruppo di teatro Ostun teatro e lo spettacolo "Ossuto rimedio. Studio sul Peso e sul movimento di ostruzione".
Nel 2000 lavora con la compagnia Masque Teatro a Forli come scenografo, attore e tecnico audio-visivo curando le illustrazioni all'interno del libro di Renata Molinari and Cristina Ventrucci "Certi Prototipi di teatro" edito dall Ubulibri. Negli stessi anni la ricerca intensifica e si espande presentando dei lavori a carattere teorico anche all'interno di conferenze e giornate di studio. Presenta uno scritto "Miraggi e Desideri, Idee strappate e possibili edifici" legato allo spettacolo "Prometeo, o viaggio nel regno del non ritorno" come ospite e relatore con il gruppo OOFFOURO al festival Crisalide a Forli.
Nel 2005 partecipa alla performance di Zoe laughlin "an Exercise of relocation" all'interno del festival "Towards Tomorrow?" organizzato dal Centre Performance Research (Università di Aberysthwith, Galles).
Vince un premio-studio della Cimetta foundation organizzato dall'International Festival of Contemporary Theatre Homo Novus, in Lettonia, per la partecipazione al Progetto Cameriga organizzato dal gruppo berlinese Rimini Protokoll a Riga. All'interno dello stesso festival Homus Novus in Riga presenta il solo di danza UN_IN.
Viene selezionato tra I primi 12 all'interno della rassegna the Best German Solo a Lipsia organizzato da Euro-scene Festival zeitgenössischen europäischen Theaters.
Nel Febbraio 2006 realizza la coreografia "What burns never returns" con gli studenti della Central Saint Martin's.