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La tutela del patrimonio culturale: dai Tesori umani viventi alla Convenzione UNESCO
Persona intreccia cestino di giunchi
25.06.2019
Lo Sportello Proprietà intellettuale con il progetto Punti di Frontiera sta realizzando un percorso con l'obiettivo di indagare, stimolare e sostenere i saperi tradizionali della Sardegna, in particolare quelli legati all'artigianato artistico. Nell'ambito di questo tema è importante comprendere quali sono gli strumenti adottati a livello mondiale per la tutela del patrimonio culturale immateriale.

Tesori umani viventi è il programma UNESCO avviato nel 1993 e poi confluito nella Convenzione UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale del 2003, la quale, come noto, ha previsto una serie di procedure per l'identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale.

Il programma conteneva un invito per gli stati membri dell'UNESCO a sostenere i portatori del patrimonio culturale dotati di abilità uniche nel tramandare le proprie conoscenze e ad incentivare l'interesse per la tradizione tra le giovani generazioni. In base alle Linee guida del programma, i Tesori Umani Viventi sono persone o gruppi che possiedono, a un livello particolarmente elevato, le conoscenze e le abilità o il know-how necessari per interpretare o ricreare elementi specifici del patrimonio culturale immateriale. Tali soggetti sono scelti dalle loro comunità e dai loro stati come testimonianza delle tradizioni culturali viventi e del genio creativo delle stesse comunità e dei gruppi di appartenenza.

In virtù di tale programma, i maestri in possesso di conoscenze "fuori dal comune" e di particolari abilità, sia per il gruppo sociale di appartenenza che per la società, ricevevano il prestigioso riconoscimento di Trésors humains vivants e potevano beneficiare di sussidi e sovvenzioni da parte dello stato. È importante ricordare che l'approccio basato sui 'Trésors humains vivants' è confluito nella Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale. Tale strumento, tuttavia, nel prevedere che "comunità, gruppi ed eventualmente individui" possano essere portatori e "strumenti di trasmissione" del patrimonio culturale immateriale e divenire beneficiari di misure di promozione, mostra un "lieve" mutamento di indirizzo rispetto al programma dei tesori umani viventi. Se infatti quest'ultimo era incentrato sull'identificazione e il riconoscimento degli artigiani e degli artisti, la Convenzione del 2003 manifesta invece una maggiore attenzione nei confronti del manufatto o dell'oggetto, tangibile o intangibile, del patrimonio culturale immateriale di una comunità, spostando in parte l'obiettivo dal soggetto/individuo e le sue realizzazioni, all'oggetto/manufatto espressione di una comunità o di un gruppo.

Ad ogni modo, la creazione di un sistema nazionale di tesori umani viventi potrebbe rappresentare ancora uno strumento estremamente efficace per conseguire gli obiettivi di identificazione e salvaguardia di elementi del patrimonio culturale immateriale previsti dalla Convenzione del 2003. Il sistema nazionale dei tesori umani viventi comprendeva infatti un insieme di elementi strutturati in modo logico e coerente e conteneva standard e procedure per il riconoscimento, la tutela e la trasmissione di conoscenze e know-how del patrimonio culturale intangibile. Questo programma prevedeva inoltre l'istituzione di sovvenzioni e sussidi per i tesori umani viventi, per consentire loro di perseguire il proprio compito e di trasmettere conoscenze e know-how alle generazioni successive.

In tale direzione la Convenzione del 2003 ha previsto misure efficaci per la salvaguardia del patrimonio culturale attraverso la formazione dei suoi "portatori", incoraggiando concretamente la documentazione e la diffusione delle loro competenze.



I primi esempi di attuazione del programma dei Tesori umani viventi sono da rinvenire in Giappone, Corea e Taiwan. In Giappone, paese al quale si deve riconoscere la paternità del programma, già dagli anni '50 esisteva un riconoscimento come "Tesoro nazionale del Giappone". I giapponesi detengono una tradizione forte, differente da quella dei paesi occidentali, che corrisponde a un rituale antico e intangibile che si rinviene nella cultura collettiva. Il modello giapponese si discosta dalla Convenzione del 2003 per il fatto di non accordare l'importanza che la Convenzione riconosce alle comunità di appartenenza. La legge nazionale giapponese non esige infatti l'istituzione di organismi deputati all'inventario che debbano ottenere il consenso dalle comunità di appartenenza di un tesoro umano vivente.

Un esempio interessante di attuazione del programma è rappresentato dall'esperienza francese: nel 1994 il Ministero della cultura francese ha istituito il 'Conseil des metiers d'art' e il titolo di 'maître d'art'. Di questo titolo vengono insignite le persone che possiedono abilità o un'esperienza straordinaria nel campo dell'artigianato tradizionale e la capacità di trasmettere le loro conoscenze specialistiche. Un maestro beneficia di un sostegno finanziario triennale per la formazione di un apprendista. Il lavoro di un 'maître d'art' viene inoltre promosso per mezzo di pubblicazioni. Altri esempi a livello europeo sono rinvenibili in Lituania, Repubblica Ceca, Bulgaria e Romania.

Per quanto riguarda l'Italia, con la ratifica della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, avvenuta nel 2007, risultano solo nove elementi italiani iscritti nella Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale, tra cui spicca il canto a tenore sardo (iscritto nel 2008). Appare evidente come lo strumento delle Liste implementato dopo il 2007 necessiti di linee guida e percorsi attuativi più efficaci e coordinati a livello italiano. Alcune regioni hanno continuato ad alimentare registri secondo il sistema previsto dal programma UNESCO. In particolar modo, la Regione Sicilia ha avviato un interessante processo di iscrizione di elementi del patrimonio culturale intangibile, con l'istituzione del Registro delle Eredità Immateriali (REI) e il Programma Regionale delle Eredità Immateriali, in forza di un decreto dell'assessorato regionale dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione del 2005 (D.A. n. 77 del 26 luglio 2005). Un altro modello è rappresentato dalla Regione Lombardia, che ha istituito il Registro delle eredità immateriali (REIL), in forza di un progetto coordinato con l'AESS (Archivio di Etnografia e Storia Sociale della Direzione Generale Cultura).

La Regione Sardegna, dal canto suo, possiede già un'infrastruttura (Archivio dei Saperi del Mediterraneo) che, adeguatamente integrata, potrebbe ospitare il Registro delle eredità immateriali regionale. Tale strumento, con la sua architettura ragionata in una prospettiva di apertura verso il Mediterraneo, potrebbe rappresentare un modello di repository anche per altre realtà in un'ottica di cooperazione e integrazione.

Da una consultazione anche generale del sito dell'UNESCO con riferimento al patrimonio immateriale (ICH), emerge come manchi tuttora una mappatura sufficientemente esaustiva e chiara degli elementi del patrimonio intangibile iscritti, che sia veramente di agevole consultazione.

Considerata la crescente rilevanza del tema, risulta sempre più necessaria una concreta cooperazione, in primo luogo, a livello europeo, che sia in grado di coordinare i progetti nazionali relativi alle liste rappresentative e di far confluire in essi i programmi relativi ai tesori umani viventi attuati a livello nazionale e locale. La strada da compiere appare ancora lunga, ma la direzione e i percorsi già tracciati possono rappresentare validi modelli di attuazione.

Link utili
Programma UNESCO Living Human Treasure
Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale immateriale UNESCO
Regione Sicilia - Registro delle Eredità Immateriali (REI)
Regione Lombardia - Registro delle eredità immateriali (REIL)
Regione Sardegna – Archivio dei saperi artigianali del Mediterraneo