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NOTA STAMPA - Staminali superstar. Sesto appuntamento dei science café alla Mediateca di Cagliari

 
21.03.2015
"Staminali superstar". Un argomento al centro dell'attenzione dell’opinione pubblica e della ricerca, soprattutto per le loro potenzialità terapeutiche. La ricerca sulle staminali sta rivoluzionando la medicina, che ora punta a curare gli ammalati con le loro stesse cellule. Le prospettive sono tante e la ricerca in cardiologia è molto promettente.

Per questo motivo, nel sesto appuntamento dei science café svoltosi oggi ai Sette Vizi, Mediateca del Mediterraneo a Cagliari, ha fornito il suo contributo scientifico il cardiologo e ricercatore Massimiliano Gnecchi, docente presso l’Università degli Studi di Pavia e responsabile del laboratorio di Cardiologia Sperimentale Cellule Staminali - Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia, in un incontro moderato da Nunzia Bonifati.

«Nell'ultimo decennio, grazie allo studio delle cellule staminali, abbiamo fatto passi da gigante nella comprensione di come i processi differenziativi e degenerativi funzionano», ha spiegato il professor Gnecchi. «Queste nuove conoscenze saranno fondamentali per indirizzare nel modo corretto le nostre prossime ricerche al fine di arrivare un giorno a rigenerare anche tessuti più complessi rispetto al midollo osseo e all'epitelio. Il tentativo di rigenerare, anche solo in parte, organi quali il polmone, il fegato o il cuore presenta difficoltà tecniche enormi, che vanno ben oltre l’idea di prendere delle cellule, somministrarle al paziente e credere che queste possano da sole ricreare ciò che è andato perduto a causa di un danno traumatico, ischemico o degenerativo. Tuttavia, la strada sembra oggi in discesa rispetto a dieci anni fa».

Esistono vari tipi di cellule staminali. Quelle embrionali sono pluripotenti, capaci cioè di dare luogo a tutte le altre cellule dell’organismo. Sarebbero perfette per curare ogni malattia; tuttavia, per generarle vanno sacrificati degli embrioni e questo pone ovvi e seri problemi di ordine etico, tanto che in Italia il loro utilizzo a scopi terapeutici è vietato. Del resto, non sarebbe prudente usarle: potenti come sono, potrebbero dare origine a tumori. Esistono poi cellule staminali adulte, che hanno capacità differenziative più limitate rispetto alle embrionali, ma il loro utilizzo non presenta alcun problema etico. Si è inoltre scoperto, grazie soprattutto alle ricerche condotte dal dottor Gnecchi, che le cellule staminali adulte sono capaci di produrre numerose sostanze che esercitano effetti benefici sui tessuti danneggiati.

L'ottimismo tra gli esperti viene bilanciato dalla richiesta di aver pazienza, rivolta soprattutto da chi fa ricerca scientifica in modo rigoroso. Basti pensare che dalla prima fase della sperimentazione in laboratorio ai primi risultati clinici, che attestano la fattibilità e la sicurezza della cura, possono trascorrere 15 anni. Poi ne servono altri 5 per verificare che la cura sia davvero sicura per i pazienti. «Neppure a noi ricercatori piace l'idea di dover aspettare tanto per vedere risultati tangibili nell'uomo, ma è la storia naturale della scienza. Non si possono affrettare più di tanto i tempi, perché la cosa più importante è che ciò che proponiamo a un paziente sia sicuro. Ai nostri pazienti dobbiamo promettere serietà e rigore, non false speranze», dice ancora il professor Gnecchi.

Da quando dal 1998 fu scoperto come isolare e coltivare le cellule staminali embrionali umane, da cui tutte le altre staminali derivano, l'interesse anche del grande pubblico è esploso fino a farne delle superstar. Le staminali sono studiatissime sia per comprendere importanti processi alla base del differenziamento dei tessuti sia a scopi terapeutici in ambito di medicina rigenerativa. In poco tempo le attese verso i trattamenti con cellule staminali sono cresciute a dismisura, anche alimentate ad arte da persone con pochi scrupoli.
«Non resta che attendere i risultati delle sperimentazioni, diffidando di chiunque prometta miracoli terapeutici non supportati da evidenza scientifica» ha concluso la moderatrice Nunzia Bonifati.

Ufficio stampa
Greca Meloni - Comunicazione e Divulgazione Scientifica Sardegna Ricerche e Resp. Ufficio Stampa CRS4
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