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RICERCA E SVILUPPO TECNOLOGICO IN SARDEGNA
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Ma le mele di Chernobyl sono buone?

 
A vent'anni dal più grande incidente nucleare della storia abbiamo chiesto a Giancarlo Sturloni - autore del libro Le mele di Chernobyl sono buone. Mezzo secolo di rischio tecnologico (Sironi Editore, 2006) - quali conseguenze questo incidente ha avuto sul rapporto fra il senso comune e la percezione dei rischi derivanti dalle applicazioni tecnologiche.

"Comunicazione, divulgazione e formazione - spiega Sturloni, docente al Master in comunicazione della scienza della SISSA, Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste - sono attività con finalità molto diverse fra loro. In particolare, mentre la formazione scolastica si occupa generalmente di trasmettere saperi consolidati, la comunicazione della scienza interviene in un più complesso dibattito sulle ricadute sociali della scienza e della tecnologia, spesso generate da ricerche di frontiera o applicazioni controverse, a cui oggi partecipa una pluralità di soggetti con obiettivi e interessi diversi".

Possiamo fare un esempio? "La campagna pubblicitaria anti-ogm promossa da una nota catena di supermercati italiana, imperniata sull'immagine di un mostruoso ibrido tra un pesce e una fragola. Probabilmente ha avuto un impatto sull'immaginario pubblico delle biotecnologie superiore a qualunque intervento della comunità scientifica rivolto al pubblico in difesa degli alimenti transgenici".

La letteratura in che modo può contribuire? "I messaggi sui rischi lanciati dai gruppi non esperti possono scorrere anche lungo canali non espliciti, ma altrettanto potenti, che, per esempio, fanno uso di linguaggi artistici, letterari o figurativi, con gli obiettivi più disparati. Si pensi per esempio ai romanzi dello scrittore americano Michael Crichton, da Jurassic Park a Preda, fino all'ultimo, assai discusso, State of fear, centrati rispettivamente sui rischi associati alla clonazione, alle nanotecnologie e ai cambiamenti climatici. Sono best-sellers venduti in milioni di copie e gli sceneggiatori hollywoodiani fanno a gara per assicurarsene i diritti cinematografici: si può facilmente immaginare quale possa essere il loro potenziale impatto sull'immaginario pubblico".

Andrea Mameli
Ricercatore CRS4