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Industria, innovazione e competitività per il rilancio dell'Isola

 
28.04.2006
Industria, innovazione, competitività: un trinomio sul quale la Regione punta con decisione per il rilancio della Sardegna. Cosa significa in concreto e come si possono coinvolgere gli imprenditori? Lo abbiamo chiesto all'assessore regionale all'industria, Concetta Rau.

"L'industria, in un contesto competitivo caratterizzato da una sempre maggiore aggressività dei mercati, ha sempre maggiori necessità di puntare sull'innovazione per essere competitiva. Per questo diviene ovvio che l'impegno per l'industria ha validità a medio e lungo termine se è accompagnato da processi di innovazione dato che solo con processi di innovazione si è competitivi nei mercati. E quindi la Regione in tutti i suoi interventi deve stimolare le imprese ad avere una maggiore propensione all'innovazione".

Qual è lo scenario sardo? "Nel contesto industriale privato sardo gli investimenti per l'innovazione sono particolarmente bassi: siamo fanalino di coda in tutti gli indicatori che vengono utilizzati per verificare la propensione agli investimenti delle imprese. Quindi si riscontra un gap sugli investimenti innovativi delle imprese private, più che sulla ricerca pubblica. Questo dato va tenuto presente e il nostro contesto pubblico e di patrimonio tecnico scientifico non è stato valorizzato con ricadute sul sistema industriale".

L'innovazione tecnologica sarà quindi il parametro principale sul quale la Regione intende basare la propria azione? "Tutte le leggi regionali di incentivazione sono state modificate nei punteggi di priorità di selezione ponendo la componente innovazione come punto fondamentale per la selezione. I distretti tecnologici e gli altri strumenti di innovazione tecnologica sono stati strutturati in modo da finanziare progetti che prevedano una costante cooperazione e integrazione tra la parte della domanda, le imprese, e la parte dell'offerta, le strutture pubbliche di ricerca e trasferimento tecnologico, quindi noi finanziamo progetti già strutturati sia dal lato delle imprese sia dal lato dei centri di ricerca. Le politiche condotte negli ultimi anni a livello regionale e nazionale hanno dimostrato che quando si finanziava solo l'innovazione delle imprese si verificava un appiattimento rispetto a esigenze più elementari e tradizionali e quindi non si giungeva a cambiamenti radicali e in definitiva ciò non conduceva a un vero salto di qualità se non in alcuni casi sporadici. Quando viceversa sono stati finanziati progetti che soddisfacevano solo l'offerta, quindi i centri di ricerca, non sempre anzi quasi mai le ricadute sono andate nel sistema produttivo. Ciò ha evidenziato un distacco tra l'impresa e i centri di ricerca e le università, mentre noi dobbiamo cercare di abituare tutti gli attori del processo produttivo e di costruzione della conoscenza a dialogare. Siamo convinti che il comparto privato potrebbe beneficiare di occasioni di dialogo e di integrazione con il comparto della ricerca in maniera esponenziale".

Come si può realizzare tutto questo? "La Regione non deve finanziare tutto: non abbiamo tutto e non ricaviamo vantaggi in tutti i settori e in tutte le attività. Noi abbiamo dei settori che sono consolidati, dove abbiamo conoscenza, know how, e abbiamo degli investimenti che sono stati realizzati, quindi abbiamo delle eccellenze non in tutti i settori. Noi stiamo perseguendo una politica volta alla selezione e alla concentrazione, non la distribuzione indistinta delle risorse: fare politica industriale significa prima di tutto selezionare dove credi che possa avere ricadute maggiori".

Polaris si inserisce in quest'ottica? "Per noi il Parco scientifico e tecnologico significa qualcosa di importante per il nostro sistema, qualcosa in grado di avere delle ricadute significative, pensiamo alla parte relativa alle tecnologie della vita, le biotecnologie, dove fra l'altro possiamo vantare un patrimonio genetico particolare e quindi anche grazie a questo possiamo avere un vantaggio comparato rispetto ad altre realtà. E' stato fatto un investimento importante apprezzato da tutti quindi lo abbiamo e continueremo a puntarci. Nelle tecnologie della salute spingiamo per avere progetti che uniscano la parte della ricerca e la parte dell'industrializzazione. Bisogna ragionare sulle competenze e la Regione sta puntando a formare le risorse umane, come sta puntando sulla ricerca, l'innovazione e la competitività. Lo stesso ragionamento si può estendere all'Information Technology, che ormai per noi è un settore tradizionale, nel senso che è un settore consolidato, inoltre è un settore che cresce e ha una diffusione elevata e fra l'altro può essere un motore dello sviluppo anche per tutte le altre imprese della nostra regione. Quindi le tecnologie dell'informazione e della comunicazione possono essere un elemento fondamentale per accrescere l'innovazione tecnologica anche nei comparti tradizionali. E quindi il fatto che abbiamo questo settore importante significa che dobbiamo sfruttarlo anche in relazione a queste potenzialità. Si tratta di un settore che ha una propensione elevatissima all'innovazione e la presenza di imprese importanti può contribuire ad attrarre la localizzazione di altre imprese. Quindi anche su questo la specializzazione di filoni di ricerca applicata che possono essere poi sfruttati o valorizzati dal sistema industriale è sicuramente un'opportunità molto importante. L'altro filone che riteniamo strategico è quello dell'industria energetica, delle fonti rinnovabili. L'Italia ha aderito al protocollo di Kioto e questo impone alcuni vincoli importanti. Si tratta di un settore in crescita e in evoluzione. In Nord Europa oltre a sviluppare tecnologie alternative hanno saputo sviluppare notevoli ricadute economiche sui brevetti e sulla costruzione degli impianti. Noi stiamo cercando di spingere verso le fonti alternative più nuove, una di queste è certamente il solare termodinamico che CRS4 studia da tempo, noi siamo in costante rapporto anche con l'Enea, che sono quelli che hanno sperimentato il primo progetto pilota in Sicilia. La tecnologia va migliorata e noi riteniamo che qui ci possa essere spazio per la ricerca e per l'industrializzazione, quindi coinvolgendo non soltanto la parte scientifica di questo processo ma anche componenti industriali che possano poi andare a realizzare le parti che servono per la tecnologia e l'impianto. Questi sono esempi di potenzialità presenti in Sardegna e la Regione deve avere il coraggio di puntarci in maniera determinata ed è l'obiettivo che stiamo perseguendo, perché crediamo che con questo percorso possiamo legare industria, innovazione e competitività che sono oramai gli elementi basilari per poter avere un sistema in grado di reggere le sfide competitive che ci attendono per i prossimi anni".

Andrea Mameli
Ricercatore del CRS4


Biografia
Concetta Rau
Laurea in Scienze Politiche con indirizzo economico all' Università di Sassari, Scuola di specializzazione in Gestione dell'economia e dell'impresa all'Istituto Adriano Olivetti di Ancona, ricopre la carica di direttore dell'area "Laboratorio di Politica Industriale" della società Nomisma.
Ha sviluppato rilevanti competenze nell'analisi e nella definizione di strategie per lo sviluppo territoriale a livello locale, regionale e nazionale. E' stata membro di gruppi di lavoro internazionali per lo svolgimento di progetti rientranti nei programmi SPRINT, ESPRIT, ADAPT, promossi dall'Unione Europea.